Arte e Benessere

NICOLA PIOVANI

La musica come fonte di benessere tra scetticismo e racconti concreti.

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Nicola Piovani

Compositore

Nicola Piovani, premio Oscar nel 1999 per le musiche del film “La vita è Bella” continua a regalare importanti composizioni ed infatti nell’ultimo anno si è aggiudicato il David di Donatallo, il Nastro d’Argento e il premio Ennio Morricone per il film di Sergio Rubini “I Fratelli De Filippo”. Il Maestro Piovani è un continuo proliferare di idee e progetti e quest’anno ha debuttato a Trieste con la sua prima opera lirica “Amorosa Presenza”, tratta dal romanzo di Vincenzo Cerami.

Tante colonne sonore, canzoni, ed ora anche un’opera con “Amorosa presenza”, si rammarica di non aver iniziato prima con la lirica?

Non ho iniziato prima perché i teatri lirici non erano interessati alle mie opere e poi, a dire la verità, dopo la bella esperienza che ho fatto al Teatro Verdi di Trieste, ho comunque messo bene a fuoco che i Teatri Lirici non sono strutturati per creare nuovo repertorio, ma piuttosto per rappresentare – accanto ai titoloni classici – opere prime. Un successo avuto a Trieste difficilmente sarà replicato a Palermo, o a Genova… men che meno a Roma o Milano. I frutti di mesi e mesi dedicati a scrittura, prove, scenografie, costumi, concertazione, si esauriscono in sei, sette rappresentazioni massimo, e tutto muore lì. Come detto i Teatri Lirici sono interessati alle prime rappresentazioni, (che quasi sempre sono prime ed ultime). Quindi difficilmente mi sobbarcherò la fatica di un’altra opera. A meno che…

Maestro lei ha lavorato e lavora nel teatro e nel cinema il tipo di approccio è lo stesso?

No, sono approcci molto diversi. La musica nel film, nella maggior parte delle sequenze, agisce “dietro le quinte”, infatti una buona colonna sonora musicale lavora in punta di piedi, non deve esibire sé stessa, lavora ai fianchi, deve agire quasi nell’inconscio dello spettatore. Molto spesso una buona musica da film non si deve “avvertire” durante la proiezione. A teatro è vero il contrario: la “teatralità” di una musica sta proprio nel guadagnarsi la ribalta, nel farsi sentire come elemento espressivo. Bisogna tenerne bene conto, quando si lavora in ambiti così diversi.

Comporre, dirigere, eseguire musica a quale di queste non potrebbe rinunciare?

Non rinuncerei mai alla composizione, all’invenzione di nuove musiche. Anche perché per me eseguire – suonando o dirigendo – è solo la prosecuzione del mio lavoro di scrittore. Non eseguo quasi mai in pubblico musiche non mie, non ho i numeri per fare il concertista, per suonare musiche d’altri.

Sono tanti i registi Italiani e stranieri con cui ha lavorato c’è qualcuno con cui ha un rapporto amicale oltreché lavorativo?

Certamente sì, ho molti amici nel cinema, e se glieli cito ne resterebbe certamente qualcuno fuori, e mi dispiacerebbe. Posso sicuramente, però, dire che l’amicizia che mi ha legato a Federico Fellini per più di dieci anni mi ha lasciato un segno indelebile e ancora luminoso. 

Tra i tanti artisti con cui ha lavorato c’è qualcuno che ha maggiormente influenzato il suo percorso artistico?

Più d’uno a partire da Marco Bellocchio, Carlo Cecchi, Agosti, Taviani. E, naturalmente, l’amico fraterno Vincenzo Cerami.

Maestro, ha una sua composizione preferita?

Varia di anno in anno: in questo momento, quando la rileggo, mi sembra riuscita bene la partitura de “Il canto dei neutrini”, una rapsodia per violoncello e orchestra che ho scritto dieci anni fa.

Ma anche il tema principale di Caro Diario, che ho suonato in pubblico molte volte, a distanza di tanti anni mi emoziona ancora.

Quali sono i suoi prossimi progetti ed impegni?

Sto progettando la scrittura di tre brevi composizioni per flauto e orchestra d’archi che dovrebbero essere eseguiti in maggio prossimo, diversi concerti prossimamente, in Italia e all’estero. Da ottobre mi occuperò attivamente della direzione artistica del Teatro Globe di Roma. E, poi, tante idee su cui sto riflettendo. 

Prima dei concerti o in fase di composizione segue uno stile di vita e alimentare particolare?

In fase di composizione le giornate sono molto sedentarie, e allora cerco di fare attenzione a mangiare poco, per non imbolsirmi troppo. Quando sono in tournée, cenare prima di un concerto mi è impossibile: non riuscirei a suonare a stomaco pieno. Ma, appena finito il concerto, sento il bisogno perentorio di sedermi ad un tavolo, con un bicchiere di vino e un piatto di pasta, a chiacchierare coi musicisti, anche quando è l’ una di notte passata. So che questo non è un comportamento da salutisti, ma non sarei proprio capace di andare a dormire senza il rito della tavola imbandita. 

Secondo lei può la musica assurgere a ruolo di sostegno psico-fisico? La musica è stata ed è talvolta di supporto ed aiuto in situazioni di salute difficile, penso anche ai casi di risveglio dal coma o dal suo ascolto durante taluni tipi di intervento, ovvero per combattere la depressione. 

La musica in sé secondo me può fare poco o niente in senso concreto, ma sono certo che nella storia le conquiste sono state precedute dal canto dei poeti e quindi credo nel ruolo utopico della musica. Nello specifico non ne so abbastanza del ruolo della musica nei risvegli dal coma, a volte può essere una coincidenza, un paziente si può risvegliare durante la diffusione di una bella musica, ma anche di una brutta musica, o di un rumore di traffico, o di sirene… Comunque, qualche anno fa assistevo un mio caro amico durante un suo lungo coma. I medici diffondevano nella sua stanza i suoni di una stazione radio che trasmetteva brutta musica. Glie la feci cambiare con Radio Rai Classica. Qualche settimana dopo il mio amico si svegliò. Ma probabilmente si sarebbe svegliato anche con la musicaccia che gli propinavano prima.

Le racconto un altro episodio che mi è accaduto anni fa, ad Atene. Dopo un concerto mi presentarono una ragazza greca. Lei mi raccontò di aver passato un lungo periodo di depressione, e di esserne uscita con l’aiuto della mia musica. La mia commozione orgogliosa mi fece prendere per buona quella narrazione che la ragazza faceva della sua guarigione. Ma chissà quanto c’era di immaginato. 

Si evince molta concretezza le chiedo quindi se secondo lei la musica è talvolta anche specchio del mondo, ascoltando la musica che oggi i giovani e giovanissimi ascoltano che idea si è fatto? Ha un suo/ sua preferito/a?

La categoria dei “giovani” si aggiorna in fretta. Mi capita di ascoltare canzoni che ritengo giovanili, e poi qualcuno mi dice che “sono canzoni che ormai ascoltano solo i padri e le madri di famiglia. I giovani oggi ascoltano tutt’altro”. Non posso passare il tempo a inseguire un volatile “tutt’altro”. Cionondimeno conosco i Maneskin, Elodie, Colapesce-Dimartino, la curiosità mi guida lontano dai miei gusti. Personalmente mi piace molto Rufus Wainwright e, quando posso, lo ascolto. Però continuo ad ascoltare Brassens, Stravinsky e Monteverdi.