Arte e Benessere

LINA SASTRI: Una combattente dell’arte e della libertà

Teatro e musica sono la mia patria

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Lina Sastri

Artista

Lina Sastri, ambasciatrice italiana del Teatro a New York, commendatore al merito della Repubblica Italiana, è un’artista poliedrica, che con grande entusiasmo affronta ogni impegno, che sia al teatro o al cinema, in veste di cantante o regista e sono ancora tantissimi i sogni nel cassetto, come imparare il flamenco o portare Anna Karenina in teatro.

Cantante, attrice, sceneggiatrice, scrittrice, regista, qual è il segreto per riuscire bene e fare tutto sempre con grande entusiasmo? 

Diciamo che il mio destino mi riserva una lotta quotidiana.

Da quando sono nata ho sempre dovuto lottare e continuo, ancora oggi. Niente è facile per me, nulla mi è stato regalato, ma alla fine riesco, ho conquistato tutto con fatica, ma restando libera. La libertà ha un costo molto alto e devi essere disposta a pagarlo. Farsi accettare perché sei donna, perché sei un’attrice capace di passare da Pirandello ad Eduardo, perché hai scritto uno spettacolo, curato la sceneggiatura e regia di un film, insomma è tutto una lotta, ma la vita è questo e quindi menomale che c’è.

Mio fratello diceva: Fai l’artista e vuoi pure essere felice”.

In questo periodo, intanto, l’abbiamo ritrovata in un ruolo a lei insolito nella fiction Rai “Vincenzo Malinconico avvocato d’insuccesso” e fino a dicembre sarà in tour teatrale con “Eduardo mio. Maestro di vita e di palcoscenico”. Vuole parlarci di questi suoi ultimi impegni?

Sono stata molto contenta di far parte di questa fiction dalle caratteristiche di commedia brillante, leggera in cui ho interpretato un personaggio diverso dai miei soliti canoni, con un cast di bravissimi attori e la bella regia di Alessandro Angelini. 

A novembre sono in scena a teatro con Eduardo Mio, uno spettacolo da me ideato, scritto e dedicato ad Eduardo, ma con me sul palco ci sono anche cinque musicisti e la musica napoletana che Eduardo amava, era molto intonato e ogni tanto canticchiava.

Mi sono ispirata ai miei ricordi personali di Eduardo quando giovanissima ho avuto la fortuna di lavorare con lui.

Per me è stato un onore ed un privilegio, è stato un grande maestro, che anche con i suoi silenzi ha seminato tanto nella mia vita. 

A proposito di maestri e di incontri importanti, quali hanno influenzato maggiormente la sua vita?

Io ho avuto tanti incontri e ciascuno, anche senza accorgermene, ha seminato qualcosa che ho poi ritrovato. Penso ad esempio al regista Lluis Pasqual, ovvero a  Nanni Loi che ho molto amato, a Pino Daniele che mi ha scritto “Assaie”, ma non potrei elencarli tutti. Mi spiace, invece, constatare che oggi è più difficile per i giovani incontrare dei “maestri”, tutto si consuma troppo in fretta.

E’ venuto meno quel cominciare piano piano, apprendere, conoscere, capire, la cosiddetta gavetta quasi non esiste più, ma è quella che ti forma tanto e grazie alla quale oggi conosco cosa significa mettere in scena uno spettacolo nel suo insieme e non solo esserne un’interprete.

Ha mai pensato di fare qualcosa per i giovani?

Mi hanno proposto di fare qualche scuola, certo se avessi uno spazio da gestire da parte di un’Istituzione, cosa improbabile, creerei una scuola non solo per gli attori e gli artisti, ma anche per i tecnici che sono figure molto importanti. 

Sicuramente però mi sento di dire ai giovani che è fondamentale credere nei sogni e combattere per realizzarli. 

A livello fisico richiede una maggiore intensità il teatro o il cinema?

Sono faticosi entrambi. Tutte le forme di arte richiedono una buona salute della mente, del corpo e dell’anima. Sapere quali sono le tue inquietudini e riuscire a renderle utili in quello che fai è altrettanto importante.

Il teatro richiede una buona salute anche perché spesso prima di fare lo spettacolo ci sono ore di viaggio, poi la prova fonica e quindi lo spettacolo.

Fondamentale è avere una buona respirazione ed una lucida memoria.  Il cinema è altrettanto stancante fisicamente perché si lavora otto-dieci ore al giorno, seppur con lunghe pause e attese; poi all’improvviso devi essere concentrato per girare quella scena. Eduardo diceva: “per fare teatro ci vuole la salute!”. 

La salute è quindi molto importante per il suo lavoro come se ne occupa?

Importantissimi sono la respirazione e il movimento. Non guido e quindi cammino molto a piedi, poi faccio ginnastica. A me piace mangiare, ma sono attenta a quello che mangio.

Ho un’alimentazione semplice e sana soprattutto pesce, poca carne, evito gli zuccheri, poi naturalmente mi capita di cedere soprattutto a qualche cosa di fritto. 

Alleato prezioso per la salute è anche conservare i desideri, soprattutto quelli interiori che rappresentano la spinta della vita.

A proposito di desideri quando uscirà il suo primo film?

Sono iniziate le riprese del film “La casa di Ninetta”, tratto dal libro che ho scritto ed ispirato a mia madre, malata di Alzheimer.

E’ un progetto a me molto caro, una nuova avventura le cui riprese dovrebbero concludersi a gennaio ed in cui mi cimenterò nella nuova veste di regista e sceneggiatrice, oltre ad avere anche una piccola parte come attrice.