Parlare di educazione sessuale è ancora oggi qualcosa che spaventa, qualcosa che allontana. Possiamo ancora definirlo un tabù, specialmente in alcune culture e in alcuni contesti.
Parlare di sessualità è qualcosa di importante, un compito che dovrebbero svolgere tutti gli adulti ma, spesso, le famiglie lo delegano completamente alla scuola. L’idea è che se ne parla un docente o, ancor di più un professionista, psicologo o medico, sia la cosa più giusta e opportuna.
Una delle fantasie, in realtà paura, è che parlare di sesso ai bambini li renda maggiormente interessati e li spinga alla pratica. Non è così, parlare di sessualità permette ai bambini di sentirsi liberi di fare domande, di avere più informazioni e di soddisfare delle curiosità.
Essere impreparati, mostrarsi chiusi e rigidi, delegare questo discorso ad altre persone, evitare l’argomento e creare storielle, spingerà il bambino a parlare con altri, probabilmente amici che hanno conoscenze come le loro o inferiori; li incoraggerà a leggere libri o, più frequentemente, a cercare su internet.
L’educazione sessuale è qualcosa di importante poiché ha numerosi benefici sulla crescita e sullo sviluppo dei nostri bambini. Basti pensare che lo sviluppo sessuale fa parte dello sviluppo emotivo e affettivo di ognuno di noi, quindi è estremamente importante averne conoscenza, poterne parlare e confrontarsi. Pensate quanto sia importante parlare ad un bambino di emozioni, è la stessa cosa!
La letteratura scientifica, infatti, ha mostrato che una buona consapevolezza della sessualità è essenziale per il benessere generale dei giovani e può aumentare la loro capacità di prendere decisioni positive e salutari.
Quando parliamo di educazione sessuale non ci riferiamo esclusivamente ai rapporti sessuali, ma significa parlare del corpo, delle parti genitali e, soprattutto, spiegare che i desideri si soddisfano anche attraverso le relazioni. Entriamo così, anche nell’area dell’affettività e dei sentimenti.
Inoltre, l’educazione sessuale è sempre stata legata al parlare di gravidanze e malattie sessualmente trasmissibili. Parlare solo di ciò può spaventare il giovane, perdendo di vista gli aspetti belli delle relazioni amorose.
Come in ogni cosa, ciò che diciamo e le risposte che diamo dovrebbero essere adeguate all’età del bambino. Gli stessi argomenti si spiegano in maniera differente nel tempo, così come le informazioni fornite cambiano a seconda dell’età del bambino. Per fare un esempio possiamo utilizzare una delle domande più frequenti che ci pongono i bimbi: “come nascono i bambini?”.
- Ad un bambino di 3/4 anni probabilmente rispondiamo che nascono dall’amore di due persone, come mamma e papà.
- Ad un bambino di 7/8 anni possiamo aggiungere delle informazioni in più, magari utilizzando la scienza. Potremmo raccontare che dei semini entrano in degli ovetti e dalla loro fusione si sviluppa il bambino.
- In un’età compresa tra gli 11 e i 12 anni possiamo essere ancora più dettagliati e associare i “semini” all’uomo e gli “ovetti” alla donna, spiegando che avviene attraverso la penetrazione del pene nella vagina.
Educare i bambini alla sessualità può rientrare nei compiti di un genitore. Se ti rendi conto che ciò è estremamente complesso per te, se ti crea imbarazzo o non vivi un buon rapporto con il tuo corpo, chiedi aiuto. Superare ciò ti permetterà di sentirti più libero e così anche il tuo bambino potrà esserlo. Se una cosa spaventa te, potrebbe spaventare anche tuo figlio; se per te è difficile parlare di una cosa, potrebbe esserlo anche per tuo figlio!
La storia di Filippo:
Filippo è un uomo di 42 anni che giunge in terapia dopo una delusione amorosa. Di bell’aspetto, affermato lavorativamente, racconta di una vita positiva. Non ha vissuto nessun evento traumatico o doloroso (parole sue), nonostante la separazione dei genitori e successivamente la scomparsa del padre. Ci soffermiamo sulla storia d’amore appena conclusa e sulle sue emozioni. Emerge una difficoltà a trovare parole e a definire i sentimenti. Indagando emerge una difficoltà ad integrare sessualità e sentimenti. Da ragazzo viveva molte storie platoniche o comunque prive di fisicità. Intorno ai 27 anni ha iniziato a scoprire la sessualità di coppia; di recente numerose sono le avventure sessuali prive di investimento affettivo. Dalla storia familiare emerge: un contesto totalmente femminile, un’impossibilità di scoprire e poi identificarsi nel maschile, un tabù sul tema della sessualità e anche un’assenza di relazioni amorose tra i sessi. Il lavoro su questi temi ha permesso a Filippo di integrare la componente sessuale e affettiva, riuscendo a viversi, da più di un anno, una nuova storia d’amore più appagante e serena.