L'Esperto Risponde

Intervista alla Prof.ssa Rosella Tirri

La Fibromialgia - Cause, Diagnosi e Terapia

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Rosellla Tirri

Dirigente medico e Docente in Reumatologia presso l’AOU L. Vanvitelli

Rosella Tirri è docente di Reumatologia nella Scuola di Medicina e Chirurgia e nella Scuola di Specializzazione in Reumatologia dell’Università della Campania L. Vanvitelli. Nella stessa Università è titolare dell’insegnamento di Reumatologia nel corso di Fisioterapia e nelle scuole di Specializzazione in Fisiatria e in Radiodiagnostica. Dirigente medico in Reumatologia presso l’AOU L. Vanvitelli. Si è sempre dedicata allo studio, alla diagnosi e al trattamento delle malattie reumatologiche come le Artriti croniche infiammatorie, le Connettiviti, le Vasculiti, la Fibromialgia e l’Osteoartrosi. La Prof.ssa Tirri ha partecipato a numerosi studi clinici nazionali e internazionali per le patologie reumatologiche ed è nel comitato direttivo di riviste dedicate alla ricerca in Reumatologia. Relatrice in numerosi congressi di reumatologia e immunologia, è autrice di oltre 100 pubblicazioni.

La Fibromialgia è una patologia caratterizzata soprattutto da dolore diffuso, la cui eziologia ad oggi è ancora poco conosciuta. È la causa più frequente di dolore cronico generalizzato, nonché una delle patologie dell’ambito reumatologico con maggiore prevalenza. Infatti, né può essere colpito il 2-3 % della popolazione generale e in particolare le donne che hanno, in genere, un’età compresa tra i 20 e i 50 anni.

È una patologia spesso poco riconosciuta, quasi “invisibile”, e la diagnosi e il trattamento rappresentano una vera sfida per il paziente e per il medico. Occorrono in media anche più di 2 anni affinché venga posta la diagnosi; avviene spesso dopo consulti con diversi specialisti, prima di arrivare al reumatologo. Una diagnosi di Fibromialgia conclusiva è molto vantaggiosa per il paziente che si sentirà legittimato nel suo stato di “soggetto affetto da Fibromialgia” e non come accade purtroppo spesso, di malato immaginario. Infatti, questi pazienti maturano, nel corso del tempo, un sentimento di frustrazione rispetto alla propria sintomatologia e ad una conclusione diagnostica definitiva.

Quali sono i sintomi o i segni per riconoscerla?

Nonostante il sintomo più frequente e caratteristico sia il dolore diffuso cronico, accompagnato da sintomatologia neuropatica (dolore urente e intenso, formicolio, bruciore, intorpidimento) nella quasi totalità dei casi, questa patologia include un’ampia gamma di manifestazioni, quali stanchezza, cefalea, colon irritabile, disturbi del sonno, ipersensibilità al caldo e al freddo, disturbi dell’attenzione e della memoria. Una percentuale molto elevata di pazienti, inoltre, manifesta sintomi di tipo depressivo o ansioso. Questo ampio corteo sintomatologico rende la Fibromialgia una condizione clinica complessa e spesso, come abbiamo detto, non diagnosticata, per la quale è indispensabile un approccio multidisciplinare per migliorare la prognosi dei pazienti soprattutto in termini di qualità di vita. Questa patologia, infatti, può avere un impatto drammatico sulla quotidianità dei pazienti, con difficoltà o impossibilità nello svolgere le proprie attività lavorative e domestiche e, conseguentemente, un alto grado di disabilità.

Cosa differenzia la Fibromialgia dall’artrite?

A differenza dell’artrite, nella Fibromialgia le articolazioni non sono singolarmente colpite da infiammazione, il dolore è diffuso alle articolazioni, ai muscoli, ai tendini. Il paziente avverte “dolori dappertutto” e inoltre nella Fibromialgia non vi sono né alterazioni degli esami di laboratorio né degli esami strumentali che sono invece tipiche nelle patologie artritiche. Nella Fibromialgia non vi è un coinvolgimento di tipo sistemico come avviene invece nelle artriti croniche infiammatorie.

Quali sono le cause?

La Fibromialgia è una sindrome tra le più controverse in ambito reumatologico e questa complessità deriva da un’origine ancora poco chiara. Il sintomo principale, che maggiormente incide sullo stato di salute del paziente, è il dolore ed è possibile definire il dolore tipico della Fibromialgia “dolore cronico primario”. Le sue caratteristiche di persistenza, assenza di correlazione ad infiammazione e spesso mancata risposta alle terapie, hanno contribuito all’inquadramento della fibromialgia come “sindrome da sensibilizzazione centrale”. In tale condizione è presente l’aumento della concentrazione di neurotrasmettitori eccitatori e diminuzione dei livelli di serotonina e norepinefrina che hanno una funzione anti-dolore. Si realizza un’amplificazione della trasmissione del segnale a livello del sistema nervoso centrale, con aumento della percezione del dolore. Viene coinvolta quindi la percezione, la trasmissione e la processazione degli stimoli dolorosi con manifestazioni di dolore amplificato e persistente in prevalenza a carico del sistema muscoloscheletrico. Nei pazienti fibromialgici sono presenti alterazioni anche a carico dei nervi periferici. Il danno a carico delle piccole fibre determina dolore urente e intorpidimento che interessano tipicamente gli arti. Il dolore cronico tipico della Fibromialgia è quindi dovuto ad alterazioni della sensibilizzazione sia del sistema nervoso centrale che periferico.

Qual è l’iter per diagnosticarla?

Alla base del processo diagnostico ci deve essere una corretta raccolta della storia del paziente da parte del medico e una visita accurata, perché purtroppo spesso questa patologia viene sottostimata e sottovalutata. L’invio precoce e tempestivo allo specialista reumatologo è molto importante perché oggi, in ambito reumatologico, è possibile utilizzare dei criteri diagnostici precisi che consentono non solo la diagnosi ma anche l’impostazione di una corretta terapia.

Qual è la terapia attuale?

In merito alla terapia il primo concetto che voglio sottolineare è che la terapia deve essere personalizzata e l’approccio deve essere multidisciplinare. Il reumatologo è il medico specialista che organizza una terapia di combinazione farmacologica e non farmacologica. La fisiochinesiterapia e l’attività fisica lieve/moderata hanno un ruolo fondamentale nel correggere i sintomi insieme all’utilizzo di farmaci che migliorano la percezione del dolore e la qualità del sonno della classe degli antiepilettici degli antidepressivi e dei miorilassanti. Bisogna sottolineare che un ruolo importante ha anche la terapia termale. Inoltre, nell’intervento terapeutico multidisciplinare, lo psicologo ricopre un ruolo di rilievo.

La Fibromialgia viene riconosciuta dal sistema sanitario come patologia invalidante?

Purtroppo ancora no! Questo è un argomento che sta giustamente molto a cuore ai pazienti affetti da Fibromialgia. Gli specialisti reumatologi italiani si stanno però muovendo in tal senso. Infatti, sotto l’egida della Società Italiana di Reumatologia, è stato istituito il Registro nazionale della Fibromialgia che raccoglie già circa 4000 pazienti provenienti da 45 centri, compresa l’Unità di Reumatologia a cui afferisco. Uno dei principali scopi del registro, che raccoglie la storia e le caratteristiche di ciascun paziente fibromialgico, è quello di riuscire a far uscire la Fibromialgia dal campo di “malattia invisibile” e farla riconoscere come patologia invalidante dal sistema sanitario nazionale, interfacciandosi con enti quali il Ministero della salute e l’Istituto superiore della Sanità.

Dottoressa può raccontarci un caso che si è evoluto in modo positivo?

Per fortuna i casi che oggi evolvono positivamente sono molti. Ricordo Giuliana, 30 anni, una giovane mamma, cassiera in un supermercato che da più di 2 anni aveva difficoltà ad occuparsi dei suoi bambini. Aveva difficoltà con il partner e non riusciva più ad avere una vita relazionale; era inoltre costretta ad assentarsi spesso dal lavoro. Giuliana era davvero disperata e demotivata. Ora con la terapia farmacologica, che nel tempo abbiamo anche ridotto, e con attività fisica adeguata e fisioterapia ha recuperato con gioia la sua qualità della vita.