È notizia recente che l’Agenzia italiana del farmaco, Aifa, ha approvato la rimborsabilità dei farmaci per la “profilassi pre-esposizione (PrEP) al fine di ridurre il rischio di infezione da HIV-1 sessualmente trasmessa in adulti e adolescenti ad alto rischio”, come si legge nella nota stampa diffusa dall’ente.
Uno strumento aggiuntivo di prevenzione per le persone HIV-negative che abbiano comportamenti sessuali a maggiore rischio, oltre che una misura di notevole impatto per la sanità pubblica. Diversi studi dimostrano come le donne sieropositive per HIV hanno un rischio dieci volte maggiore di contrarre l’infezione da HPV, rispetto alla popolazione sana.
Il professore Vittorio Unfer, Specialista in Ostetricia e Ginecologia e Professore Associato presso l’UniCamillus di Roma, ha spiegato in questa intervista qual è la co-relazione tra HIV e HPV.
HIV e HPV, quale relazione esiste?
“Molti studi hanno già dimostrato che le donne sieropositive per HIV hanno un rischio maggiore, fino a dieci volte, di contrarre l’infezione da HPV rispetto alla popolazione normale”, spiega Vittorio Unfer.
“Inoltre, è emerso che il tasso di persistenza dell’HPV da 1 a 3 anni dal contagio nelle donne HIV positive è compreso tra il 41% e il 70% ed è la condizione fondamentale affinché il virus possa esplicare un’azione trasformante sull’epitelio: i virus che presentano maggior potere oncogeno (HR-HPV) sono quelli che hanno una maggiore persistenza. In questo caso possono manifestarsi lesioni precancerose che sono in grado di progredire a tumore della cervice. Il tempo che intercorre tra l’infezione e l’insorgenza delle lesioni precancerose è di circa cinque anni”.
Tra gli altri rischi di questa co-relazione pericolosa vi è anche la possibilità – come sottolinea l’esperto – che: “l’infezione da HPV potrebbe anche essere in grado di aumentare la carica virale dell’HIV, fatto che sarebbe a sua volta responsabile sia di un’accentuata trasmissione dell’infezione da HIV, sia di un aumentato rischio di progressione della malattia”.
“Infine, il ruolo della vaccinazione anti-HPV è fondamentale nella popolazione HIV-positiva, anche se non abbiamo ancora a disposizione studi clinici che confermano l’efficacia del vaccino nella prevenzione delle neoplasie HPV-associate in soggetti con HIV/AIDS”, evidenzia Vittorio Unfer.
Cos’è il papilloma virus?
L’infezione da HPV è l’infezione sessualmente trasmessa più diffusa nei paesi sviluppati. Il Papilloma Virus Umano è responsabile, nella maggior parte dei casi, di lesioni benigne che solitamente guariscono in modo spontaneo, ma alcuni ceppi virali possono dare origine a lesioni maligne ed evolvere in tumori dell’apparato genitale (cervice) o extra genitale (cavo orale, faringe e laringe).
“L’80% circa della popolazione sessualmente attiva – ricorda Vittorio Unfer- contrae l’infezione almeno una volta nell’arco della vita, con un picco di prevalenza nelle giovani donne fino a 25 anni d’età. Nel 50% dei casi circa l’infezione regredisce spontaneamente in un anno e in due anni nell’80% circa dei casi. Queste tempistiche necessarie all’eliminazione del virus dipendono dal fatto che il virus rende difficile il proprio riconoscimento da parte dei meccanismi delle difese immunitarie”.
Quali sono le strategie terapeutiche contro l’HPV?
In Italia, la strategia vaccinale prevede la somministrazione gratuita del vaccino per HPV nelle ragazze e nei ragazzi all’età di 11-12 anni, prima dell’inizio dell’attività sessuale perché costituisce un valido strumento di protezione. “La copertura stimata è di 10 anni con 2 o 3 dosi di richiamo a seconda dell’età di partenza. Ma è importante comunicare – asserisce – anche a chi ha età compresa tra i 22 e 26 anni e non è stato precedentemente vaccinato o non ha completato il ciclo vaccinale, che la vaccinazione in età avanzata è meno efficace nel ridurre il rischio oncologico”.
Infine, la vaccinazione anti-HPV non è raccomandata per tutti gli adulti di età > 26 anni. Al contrario, si raccomanda di prendere decisioni cliniche condivise in merito alla vaccinazione contro l’HPV per alcuni adulti di età compresa tra 27 e 45 anni che non sono adeguatamente vaccinati.
Tra gli approcci terapeutici possiamo distinguere le terapie chirurgiche e quelle farmacologiche, il cui obiettivo finale è l’eliminazione localizzata del tessuto infettato.
“Nessuna terapia, però, ha dimostrato di essere in grado di eradicare l’HPV; l’infezione da HPV probabilmente persiste durante il corso della vita del paziente in uno stato di latenza nella cute peri lesionale e diventa contagiosa a intermittenza; i condilomi genitali, infatti, recidivano anche dopo un’appropriata terapia in un’alta percentuale di pazienti” – continua il ginecologo.
Esistono altre strade per contrastare l’infezione dell’HPV?
Parallelamente ai programmi di prevenzione primaria e secondaria, si aprono nuovi scenari terapeutici per contrastare in maniera efficace la persistenza del virus.
“La ricerca scientifica di recente ha evidenziato come l’azione di quattro sostanze naturali prevenga non soltanto le lesioni indotte dall’HPV, ma sia anche in grado di contrastarne la persistenza. In particolare, alcuni ricercatori hanno ipotizzato come l’effetto sinergico di Epigallocatechina Gallato Acido Folico, Vitamina B12 e Acido ialuronico a bassissimo peso molecolare, possa rappresentare un valido aiuto contro la persistenza del virus” – conclude l’esperto.