Cosa significa tachicardia?
La Tachicardia è quella condizione medica in cui il battito cardiaco aumenta al di sopra del valore comunemente considerato normale. Questa condizione si manifesta soggettivamente con una sensazione di palpitazione che spesso viene descritta dal paziente con le seguenti parole: “dottore mi sono sentito improvvisamente il cuore battere all’impazzata!”. Tale condizione deve essere distinta dal Cardiopalmo, cioè la percezione che tutti a volte possono avere del proprio battito cardiaco ma senza l’aumento della frequenza cardiaca.
Il battito cardiaco in che range deve essere per considerarsi normale?
Attualmente il range considerato normale è tra i 60 e i 100 battiti al minuto. Al di sopra parliamo di Tachicardia e al di sotto di Bradicardia.
In che patologie riscontriamo tachicardia?
Innanzitutto, dobbiamo distinguere una tachicardia fisiologica da una legata ad una patologia. Nel primo caso siamo di fronte ad un aumento della frequenza cardiaca dovuto ad uno stress sia fisico (es. una corsa o il salire le scale in una persona non allenata) che mentale (es. durante l’attesa di un esame, di un evento sportivo, della nascita di un figlio ecc.). Nel secondo caso, la tachicardia può essere un sintomo di una patologia organica o psicologica. Per quanto riguarda le prime, le patologie più frequenti sono quelle Cardiologiche, Ematologiche ed Endocrinologiche. In cardiologia di solito le tachicardie gravi sono con una frequenza cardiaca al di sopra dei 150 battiti al minuto e può essere ritmica (la distanza tra i battiti è regolare) o aritmica (la distanza è irregolare). Queste patologie sono secondarie ad una malattia sia della parte muscolare del cuore sia della parte circolatoria (coronarie). In ematologia la tachicardia è molto frequente nei pazienti gravemente anemici (con un numero di globuli rossi molto basso) ed è un fenomeno di compensazione da parte dell’organismo al fine di portare più ossigeno al corpo.
Infine, in endocrinologia in tutti i casi in cui è presente uno stato di ipertiroidismo l’eccesso di ormoni provoca un aumento patologico della frequenza cardiaca.
Quando una persona percepisce tachicardia, qual è il primo professionista al quale è preferibile rivolgersi?
A questa domanda, premesso che in genere le persone consultano in prima istanza il cardiologo o spontaneamente o inviati dal medico di base, la mia risposta potrebbe sembrare di parte ma penso che sia la scelta giusta. Il motivo è che le patologie cardiologiche, fra tutte quelle menzionate, sono potenzialmente più pericolose per la vita del paziente. Ovviamente, una volta escluse queste patologie, sarà lo stesso cardiologo o il medico di base ad inviare il paziente dagli altri specialisti.
Secondo lei, è possibile distinguere la tachicardia cardiologica dalla tachicardia dello stato d’ansia edell’attacco di panico?
Non esistono segni clinici che possono dare la certezza di una diagnosi differenziale tra le due patologie. Infatti, in alcuni casi, i sintomi con cui si manifesta un attacco di panico sono molto più eclatanti ed invalidanti per il paziente rispetto ad una tachicardia dovuta a patologie mediche. L’unico parametro che potrebbe aumentare il sospetto di una malattia cardiologia è la gravità della tachicardia, cioè una frequenza maggiore di 150-160 battiti al minuto e/o la presenza di un’irregolarità del battito (aritmia).
Dottore, un disturbo d’ansia grave e prolungato può portare problemi cardiaci?
In tutti i casi in cui si ha un aumento patologico e prolungato della frequenza cardiaca si possono avere delle ripercussioni sul cuore. Per esempio, nei pazienti con insufficienza coronarica (ridotto apporto di sangue al cuore a causa di restringimenti patologici delle coronarie) la tachicardia, anche se ha cause psicologiche, porta un maggiore fabbisogno di sangue al cuore, che può causare un’ischemia acuta (es. infarto). Quando una tachicardia, non legata a patologie mediche, è prolungata nel tempo può esitare in una sindrome definita nevrosi cardiaca.
Ci può raccontare un caso in cui il paziente è arrivato con tachicardia e, in seguito ad accertamenti e cure, si è concluso positivamente?
Come caso clinico mi fa piacere ricordare la storia di una giovane donna affetta da crisi di tachicardia e aritmia caratterizzata da extrasistoli isolate (battiti cardiaci anticipati). Questo caso mi è caro perché è emblematico di quanto sia importante, anche per lo specialista, una formazione di base internistica. La paziente in questione, che soffriva da alcuni mesi dei sintomi sopra citati, era stata già visitata da alcuni cardiologi che, dopo averla sottoposta ad approfondimenti diagnostici (registrazione cardiografica delle 24h, ecocardiogramma, ECG da sforzo), avevano escluso una patologia cardiaca. Quindi, la patologia della giovane donna era stata etichetta da causa “nervosa”. Nonostante ciò, la paziente viene da me per un’ulteriore consulenza cardiologica. Visionati gli accertamenti da lei fatti, e gli esami ematochimici esibiti, tutti nella norma compresi gli ormoni tiroidei, le ho prescritto un ulteriore approfondito diagnostico sulla tiroide. Quindi ho richiesto il dosaggio ematico di anticorpi specifici contro tale organo, che compaiono in caso di tiroidite. In seguito alla positività di queste indagini, ho curato i sintomi della paziente con un farmaco betabloccante, che protegge il cuore dall’effetto negativo.