L'Intervista

Intervista a Michel Roccati

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Michel Roccati nel 2017 è stato vittima di un incidente terribile che lo ha portato ad una lesione midollare completa. Questa però è solo una delle cose che possono essere raccontate su di lui, ce ne sono infatti molte altre ben più interessanti. È un atleta che ogni giorno si impegna a dare il massimo, lavora con mente e corpo per raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi. Si fa scherzosamente chiamare Cyborg perchè grazie alla sua determinazione ha avuto accesso alla sperimentazione che gli ha cambiato la vita, e gli ha permesso di rialzarsi sulle sue gambe, passando in pochi anni ad una lesione midollare incompleta.  Questa è la sua storia sulla quale ispirarsi e riflettere.

Michel la tua storia ha fatto il giro del mondo, ti va di raccontarci chi era Michel prima del 2017 e chi è oggi?

Ero un ragazzo che stava terminando i suoi studi, mi mancava un solo esame alla laurea. Un ragazzo estremamente sportivo, facevo arrampicata, motocross, thai boxe, ero sempre indaffarato a fare qualcosa che mi tenesse in movimento.

Nell’estate del 2017 un animale mi ha fatto perdere il controllo della moto e sono finito con la testa su una panchina in curva, battendola ho fatto esplodere le mie vertebre e questo ha tagliato il midollo spinale. Ero solo, e per chiamare i soccorsi ho strisciato per circa 20 metri, peggiorando di molto la mia situazione.

Mi è stato detto subito che ero grave e che non avrei più potuto muovermi.

Tutto il periodo passato in ospedale dall’incidente in poi è stata per me una pausa da tutto, mesi nei quali ho deciso di studiare e pensare in maniera positiva al futuro, e grazie anche all’appoggio di mio fratello Manuel ho cercato sempre nuovi appigli.

Oggi non ho più la spensieratezza di quegli anni ma ho sicuramente la consapevolezza che con perseveranza e lavoro si possono raggiungere risultati incredibili.

Il tuo incidente ti ha cambiato sicuramente la vita, “Salute è” da ampio spazio alla tematica della salute mentale oltre che quella fisica. Hai fatto un percorso interiore, da solo o supportato, che ti ha aiutato a trovare l’equilibrio nella tua nuova vita?

In questa tipologia di reparti incontri tantissimi ragazzi giovani e sportivi, l’ambiente non è affatto positivo perché tutti sono traumatizzati da questa situazione. Io ho cercato sempre di restare positivo, di passare del tempo all’aperto, di mantenere attiva la mia mente. Avevo una lista di cose che non potevo fare più, e mi concentravo sul futuro e su come potevo tornare a fare quelle cose che mi erano al momento precluse.

Cosa è successo negli anni che hanno preceduto l’intervento?

Ho studiato e mi sono informato tantissimo, ho cercato di mantenere i miei muscoli e il mio corpo in generale nella miglior condizione possibile. Ho fatto dei lavori di robotica con il mio corpo, facevo delle sessioni all’interno di un esoscheletro camminando sopra una sorta di tapis roulant. Mi guardavo costantemente allo specchio per poter replicare il movimento nella maniera più corretta possibile.

Ho cominciato poi a frequentare diversi convegni insieme a mio fratello, e durante uno di questi sento parlare del progetto in Svizzera che mi ha visto poi protagonista. Era una fase embrionale ma capimmo subito che era un’idea geniale. Abbiamo contattato il team immediatamente e mi sono candidato per la sperimentazione, sono però passati 2 anni perché potesse arrivare il mio momento. Sono stato scelto perché avevo lavorato tantissimo sul mio corpo, avevo perso un po’ di tono muscolare ma l’elasticità era identica e anche a livello osseo la consistenza era uguale. La fatica di quegli anni è stata poi ripagata da quella grande occasione.

L’operazione che hai subito ha dell’incredibile, quali sono state le tue emozioni la prima volta che ti sei alzato di nuovo in piedi?

È stato un momento davvero bello, quando hanno schiacciato start e attivato i gruppi muscolari mi sono visto in piedi, finalmente senza l’aiuto di un esoscheletro, era rivedere me come prima, è stata una grande emozione. Da quel momento in poi ho sempre sognato me stesso in piedi e mai più in carrozzina, è stata una vera rinascita.

Il tablet che coordina i tuoi movimenti è quasi fantascienza, eppure ti ha permesso di alzarti, camminare, salire e scendere le scale. Con il tuo impegno giornaliero puoi aumentare le tue capacità motorie?

Si, più ci si allena più si migliora, per questo motivo io cammino tutti i giorni. Qualche tempo fa mentre ero ad un evento benefico in un campo da motocross, c’era della ghiaia a terra e mentre camminavo in quella zona ho cominciato a percepirla, ed era una sensazione totalmente nuova. Ho delle nuove percezioni sensitive e riesco a dare degli input al di sotto della lesione e quindi c’è qualcosa di volontario che prima non c’era. Infatti, in base agli accertamenti fatti, sono passato da una lesione midollare completa ad una incompleta.

Ci racconti come si svolge una tua giornata tipo?

Comincio la mia giornata sempre con stretching e mobilità per mantenere la muscolatura al massimo. Lavoro tanto anche a livello mentale sul controllo dei muscoli. Poi vado a lavoro e anche quando sono li provo a mandare sempre piccoli input al mio corpo. Finita la mia giornata lavorativa scelgo se fare canoa o altre attività che mi “stanchino”, perché è per me un modo al contrario per ricaricarmi.

Il prossimo 5 maggio si svolgerà in tutto il mondo il WINGS FOR LIFE WORLD RUN, evento benefico che ha lo scopo di raccogliere fondi per trovare una cura per le lesioni del midollo spinale. Ci racconti qualcosa di più su quest’evento, sul perché partecipare e sul tuo ruolo?

Credit Naim Chidiac – Red Bull Content Pool

Io sono Ambassador della Wings For Life e questa tipologia di eventi sono fra quelli che consentono di trovare la linfa per le evoluzioni tecnologiche del settore della ricerca per le lesioni al midollo spinale. Questa manifestazione devolve l’intero ricavato alla ricerca e quindi più persone partecipano maggiori sono le occasioni per chi aspetta una cura. La cosa fantastica è che in tutto il mondo nello stesso momento si corre insieme, ovviamente è possibile scegliere il luogo più vicino. Può partecipare chiunque anche senza allenamento, ed è un evento inclusivo e positivo.

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