Ormai da molto tempo la psicologia ha rivolto la propria attenzione al mondo del gioco d’azzardo, un ambito in cui le decisioni vengono spesso prese in maniera rapida, emotiva e, spesso, in modo irrazionale.
Caratteristiche che rendono il gambling un terreno perfetto per analizzare i meccanismi mentali che influenzano i comportamenti umani. Tra questi, ci sono i bias cognitivi, che ricoprono un ruolo centrale. Ma di cosa si tratta? Sono distorsioni sistematiche del pensiero che ci portano a trarre conclusioni errate o irrazionali. I bias non sono limitati al gioco: li troviamo nella vita quotidiana, ad esempio quando giudichiamo una persona solo in base all’aspetto, un atteggiamento che in ambito tecnico prende il nome di Effetto Alone, oppure quando ricordiamo solo gli eventi che confermano le nostre convinzioni e in questo caso siamo in presenza di Bias di conferma.
Ma nel gioco d’azzardo tutte queste distorsioni mentali raggiungono una dimensione nuova, hanno un peso diverso. E possono anche diventare particolarmente pericolose. Per questo è bene conoscerle, analizzarle e sapere come sono fatte.
La mente del giocatore e la fallacia dello scommettitore
Nel contesto delle scommesse, la mente umana tende a fare affidamento sul “sistema veloce”: intuitivo, emotivo e istintivo. Questo porta spesso a errori di valutazione, soprattutto quando le decisioni sono prese sotto pressione. Un esempio classico per capire le relazioni tra azzardo e bias cognitivi è la Gambler’s Fallacy, che tradotta in italiano sarebbe la “fallacia dello scommettitore”. È un meccanismo che si manifesta quando si crede che eventi casuali passati influenzino quelli futuri. Ad esempio, se una squadra non segna da tre partite, alcuni scommettitori saranno convinti che “prima o poi dovrà segnare”, ignorando dati oggettivi come la forma fisica o gli infortuni. Un esempio pratico è quello che è accaduto poco tempo fa, in occasione di una partita di Serie A, Atalanta-Lazio, in cui molti utenti hanno puntato sul “gol” basandosi su una presunta fine della serie negativa dell’Atalanta, ignorando segnali contrari: risultato finale, “no gol”. Un errore che nasce dal desiderio del cervello di trovare schemi anche nel caso, pur quando il caso non segue alcuna logica prevedibile.
Bias cognitivi più comuni nel gambling
Oltre alla Gambler’s Fallacy, ci sono altri bias molto diffusi tra gli scommettitori. L’illusione del controllo è uno di questi: consiste nel sovrastimare l’influenza delle proprie conoscenze sul risultato finale. Chi analizza dati e statistiche può pensare di avere il controllo su un evento aleatorio, dimenticando che fattori imprevedibili – come può essere un infortunio oppure un rigore sbagliato – possono cambiare l’esito di una gara. Questo spesso alimenta un altro bias: l’overconfidence, ovvero un’eccessiva fiducia nelle proprie capacità predittive. Più si vince, più si crede di essere abili, anche se magari si è solo stati fortunati. Infine, c’è il bias della memoria selettiva: tendiamo a ricordare più le vincite delle perdite, alimentando l’illusione di essere “in attivo”. Questo è particolarmente diffuso tra i giocatori occasionali, che non tengono traccia delle proprie puntate.
Ecco perché nel gambling è fondamentale adottare un metodo razionale e monitorare con precisione le scommesse fatte. Per non perdere di vista ciò che il gioco è realmente: un semplice divertimento.