“Voglio ricordare a tutte le donne con disturbi cronici che non siamo deboli, è il contrario. Lavoriamo e bene anche quando stiamo lottando e ci prendiamo cura delle nostre famiglie persino quando facciamo fatica a prenderci cura di noi stesse” Lena Dunham
L’endometriosi è una malattia ginecologica estremamente diffusa ma, allo stesso tempo, fortemente sconosciuta. Colpisce una donna su dieci e insorge tra i 25 e i 35 anni.
Caratterizzata da diversi sintomi fisici, in primis il dolore pelvico fino ad arrivare all’infertilità, l’endometriosi ha numerose conseguenze sul piano psicologico e relazionale della persona che ne soffre.
Una donna che ne è affetta deve convivere costantemente con i dolori; inoltre, non essendo una malattia conosciuta, spesso la diagnosi arriva dopo molti anni. Le persone che le sono accanto, spesso, non le credono o si sentono impotenti. Tutto ciò comporta, molte volte, da parte della paziente, la sensazione di essere pazza ed esagerata!
L’intimità e le relazioni sentimentali e sessuali vengono fortemente colpite. L’autostima e la femminilità subiscono una forte ferita.
È possibile dire, che l’impatto psicologico dell’endometriosi è importante poiché colpisce la sfera sessuale, e quindi anche le relazioni di coppia, la sfera dell’identità di genere, il sentirsi donna e la sfera della maternità, attraverso l’infertilità.
L’endometriosi è una malattia che scatena dolori molto forti in zone che, normalmente per una donna, sono anche fonte di piacere. I dolori, spesso, si riscontrano anche a riposo ma, con il contatto e la stimolazione di un rapporto sessuale, diventano insopportabili.
Questa sofferenza fisica cronica crea una forte sofferenza anche alla mente: in molti casi la donna non si sente più in pace con sé stessa! I pensieri non hanno più spazio, si è schiavi del dolore. Passa la voglia di condividere del tempo con altre persone e di dedicarsi ad attività.
Il dolore rende tristi, rabbiosi, impotenti e disperati per quello che si prova e per le conseguenze che ha sulla propria vita. Il senso di solitudine e incomunicabilità è forte, così come i sentimenti di inadeguatezza e imbarazzo.
I trattamenti più diffusi prevedono principalmente la pillola contraccettiva, i progestinici, l’intervento chirurgico e i farmaci antidolorifici, ma non sono presenti terapie che guariscono. Tutto ciò permette di tenerne sotto controllo i sintomi.
L’endometriosi è una malattia fisica, ma come è emerso, le conseguenze psicologiche sono altamente importanti. In molti casi, queste conseguenze, hanno un potere così forte da rendere il malessere fisico ancora più inaccettabile.
Attraverso un percorso psicologico la donna, o anche la coppia, possono lavorare su aspetti importanti per il proprio benessere, nello specifico:
- accettazione della malattia;
- gestione sintomi ansiosi e depressivi;
- sviluppo strategie di coping per la gestione del dolore;
- promozione della compliance alla terapia farmacologica;
- lavoro sull’immagine di sé e l’autostima;
- sviluppo di modalità per comunicare i propri bisogni;
- gestione stress sociale (lavoro, vita sociale, attività domestiche, ecc.) per il dolore;
- supporto alla coppia a livello relazionale e sessuale;
- elaborazione dei vissuti rispetto alla sterilità.
La qualità della vita delle donne, affette da endometriosi, e dei partner coinvolti, può essere quindi migliorata con una diagnosi precoce e da una presa in carico multidisciplinare, che affianca un percorso/supporto psicologico a quello medico, farmacologico e fisioterapico.
La dottoressa racconta: La storia di Gaia e Domenico
Domenico, un uomo di 39 anni, mi contatta perché vive un momento complesso con la compagna. I due hanno una relazione da circa dodici anni, ma Domenico mi racconta che da qualche anno litigano spesso, sono distanti, la loro vita sessuale è spenta e non hanno progetti per il futuro. Nei primi colloqui, in cui incontro solo lui, approfondisco la loro conoscenza, gli anni trascorsi insieme e la vita attuale. Emerge subito la recente diagnosi di endometriosi che ha ricevuto Gaia. Diagnosi che ha segnato il crollo emotivo della donna, il senso di impotenza di Domenico e la quasi completa distanza tra i due. È evidente la necessità di invitare Gaia in terapia; da quel momento inizia un percorso di coppia. Attraverso il lavoro di riflessione e condivisione, Gaia ha messo in luce il lutto che stava vivendo: non c’era più la Gaia forte e “donna” di prima; è emerso il suo senso di colpa e inferiorità verso il partner, emozioni che la spingevano ad allontanarsi da lui; Domenico è riuscito a differenziare il malessere di lei dal sentirsi rifiutato e non amato; hanno sviluppato un nuovo modo di comunicare; e hanno compreso che la difficoltà a programmare e immaginare il futuro era legato alla possibilità di non poter diventare genitori, cosa che avevano sempre sognato.