Chef Molaro, cosa le ha fatto capire di voler fare questo lavoro?
Ho iniziato la mia carriera all’età di 14 anni nel ristorante di famiglia, mentre osservavo mio padre cucinare è stato naturale per me appassionarmi e indirizzare la mia vita verso questa scelta! La mia famiglia mi ha appoggiato fin dall’inizio con la scuola alberghiera e da lì non mi sono mai fermato. Per me cucinare è passione e dedizione, non lo vivo come un lavoro ma una scelta naturale per essere felice.
Ha fatto viaggi ed esperienze importanti, quale viaggio le ha dato consapevolezza della meta che voleva raggiungere?
Il Giappone: nel 2014 sono arrivato in Oriente e mi ritrovo in quello che io definisco “il Paradiso dei Cuochi” per la cura della materia prima, per la tipologia di cucina, per le attrezzature.
Il suo ristorante si chiama “Contaminazioni”, un nome emblematico, come mai l’ha scelto e in che modo rappresenta il suo ristorante?
L’idea che è alla base dei menu che propongo al “Contaminazioni Restaurant” è quella di una cucina territoriale e allo stesso tempo cosmopolita, frutto diretto delle esperienze – le “Contaminazioni” – che ho maturato intorno al mondo sin da giovanissimo perché tutte le culture e le tradizioni che ho avuto modo di percepire mi hanno sempre accompagnato e mi accompagneranno nell’attuazione e nell’ideazione di ogni piatto.
Sentiamo spesso parlare di etica in cucina e di rispetto per l’ambiente, “Contaminazioni Restaurant” come assolve a questo duro ma fondamentale aspetto?
Riduciamo al minimo gli sprechi, tendiamo a ridurre al minimo l’utilizzo di plastica e preferiamo comprare le merci da piccoli artigiani piuttosto che dai grandi distributori.
Immaginiamo che abbia realizzato tanti sogni, nonostante la sua giovane età. Quale sogno ha ancora nel cassetto?
Di continuare ad esplorare nuovi territori e nuovi modi di fare cucina, di arricchirmi sempre di più con esperienze e scoperte, il mio sogno è rendere le mie contaminazioni costantemente più contaminate.