L'Esperto Risponde

Intervista alla Dott.ssa Giovanna De Leo

Il colon irritabile

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Dott.ssa Giovanna De Leo

Biologa nutrizionista e kinesiologa

Giovanna de Leo, biologa nutrizionista e kinesiologa, laureata con lode in Biologia della Nutrizione all’ Università Federico II di Napoli. È qualificata in kinesiologia applicata (una disciplina olistica basata sulla medicina cinese). Svolge tale lavoro da 10 anni e ha conseguito molteplici corsi e master. In particolare, quello in medicina funzionale le ha permesso di specializzarsi nel ramo dell’alimentazione funzionale. Attraverso l’alimentazione migliorano le funzioni dell’organismo, eliminando fastidiosi sintomi (come emicrania, reflusso gastroesofageo, gonfiore addominale, colon irritabile, allergia al nichel, pruriti).

Cos’è la sindrome dell’intestino irritabile (IBS) o colon irritabile?

La sindrome del colon irritabile è un disturbo funzionale cronico dell’intestino. Colpisce tra il 5 e il 20% della popolazione generale e può influire seriamente sulla qualità della vita.

Quali sono i sintomi?

I sintomi sono molteplici, quelli prettamente legati all’intestino sono: dolore addominale, gonfiore addominale, stipsi (stitichezza), diarrea, o periodi di stipsi alternati a periodi di diarrea, meteorismo (aria).

Studi hanno dimostrato una sostanziale sovrapposizione del ≥20% con altri disturbi gastrointestinali: bruciore di stomaco, malattia da reflusso gastroesofageo e nausea.

Ci sono, poi, i sintomi funzionali non gastrointestinali come la sindrome urologica del dolore pelvico cronico (questo termine include la cistite interstiziale e la prostatite cronica), la vulvodinia, la vescica iperattiva, la sindrome del dolore prostatico, la sindrome premestruale, la disfunzione sessuale (compresa quella erettile), il dolore pelvico cronico, la sindrome fibromialgica, la sindrome da stanchezza cronica, l’emicrania, i disturbi alimentari, le intolleranze nutrizionali e altri.

Inoltre, la maggior parte degli studi ha dimostrato come in concomitanza all’IBS e ai sintomi associati all’IBS sono presenti anche situazioni psicologiche e psichiatriche come ansia, depressione, somatizzazione o nervosismo.

Infatti, l’intera entità della malattia (IBS, disturbi gastrointestinali funzionali e altri disturbi funzionali non gastrointestinali) è stata inclusa nel termine “disturbo dei sintomi somatici” nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali 5a edizione (DSM-5)14 e nella gestione clinica psichiatrica o psicosomatica.

Esistono delle cause?

Si. Le cause dell’IBS sono multifattoriali ma non sono state ancora ben definite.  Comprendono ad esempio: la composizione del microbiota intestinale, la permeabilità intestinale, la reattività delle cellule immunitarie e la sensibilità del sistema nervoso enterico, l’asse cervello-intestino o il cervello; ma anche il sesso (il sesso femminile è più predisposto), la genetica, fattori psicologici come: stress, bassa qualità di vita, ansia e depressione e precedenti infezioni gastrointestinali di origine batterica, virale o di altro tipo.

Qual è la cura?

Ovviamente la cura è del tutto soggettiva. In generale, la cura consiste principalmente nell’adozione di misure dietetiche ad hoc, di un eventuale supporto psicologico teso ad un miglioramento della gestione dello stress e, infine, dell’utilizzo al bisogno di farmaci sintomatici.

Nella vita quotidiana è possibile mettere in pratica dei comportamenti di prevenzione?

Assolutamente sì! Per tutti è importante seguire giornalmente le seguenti norme generali:

mangiare con calma e seduti, masticare lentamente, fare pasti non abbondanti e non distanziati tra loro da eccessivi intervalli di digiuno evitando di coricarsi subito dopo cena, bere dal 1,5 l a 2,5 l di acqua al giorno non bere più di tre tazzine di caffè o tazze di tè; evitare alcol e bevande gassate, modulare lo stress, svolgere attività motoria, come anche passeggiare.

Nel trattamento dell’IBS, qual è il ruolo del nutrizionista?

Come detto, la cura dell’IBS parte innanzitutto dall’alimentazione, quindi, il nutrizionista ha un ruolo fondamentale. Deve essere un professionista certificato e abilitato all’ordine dei Biologi perché è colui che, previa conoscenza profonda della materia, fornisce le indicazioni alimentari corrette, come ad esempio il giusto quantitativo di fibre giornaliero.

Ci può fare esempi di alimenti concessi e non?

Certamente! Alcuni alimenti adeguati sono: zucca, zucchine, mandarini, arance, carne, pesce, uova. Alcuni alimenti da evitare sono: cavolo, broccoli, carciofi, ciliegie, anguria, legumi, latticini.

Questo interesse per la materia, in particolare verso l’alimentazione funzionale, da dove nasce?

Anche io ho sofferto di alcuni sintomi per anni senza riuscire a trovare una soluzione, quindi capisco perfettamente il disagio e i dolori che si provano.
Ed è proprio per questo che mi sono specializzata in questo ramo: per curare me (e ci sono riuscita!) e aiutare chi sta male, ma non riesce a trovare la soluzione.

Ho una visione “olistica” dell’essere umano: credo che il corpo, in ogni sua parte, comunichi e che, per eliminare un problema, bisogna scavare a fondo per trovarne la radice. Cerco di vedere il paziente a 360°, ed è per questo motivo che do molta importanza all’aspetto psicologico. Il mio motto è: un’alimentazione funzionale per funzionare…meglio! Puoi saperne di più leggendo la mia storia e il metodo sul mio sito.

Ci può raccontare un caso che ha seguito e che ha avuto un’evoluzione positiva?

Vi racconto la storia di Fabiana, una ragazza di 20 anni che mi ha cercato proprio per problemi intestinali. Durante la prima visita mi ha raccontato che soffriva di gonfiore addominale, dolore addominale, aria nella pancia, diarrea e cistite: colon irritabile! Mi sono soffermata molto sull’aspetto psicologico, perché questi sintomi sono molto fastidiosi e creano una situazione di malessere che rende difficile affrontare la giornata quotidiana. Quindi ho voluto capire come questi sintomi influenzassero la psiche di Fabiana e, viceversa, come lo stato psicologico di Fabiana del momento potesse influire su questi sintomi. Ciò perché, come detto, psiche e intestino sono strettamente correlati.

Quindi, le ho elaborato una dieta specifica: disintossicante, antiinfiammatoria e che metteva a riposo il suo colon che era molto attivo (le ho ad esempio, eliminato legumi e verdure a foglie verdi cotte), senza però trascurare i suoi gusti e le sue esigenze quotidiane.

Dopo 15 giorni tutti i sintomi sono spariti e la sua qualità di vita è nettamente migliorata!