L'Intervista

Professore Paolo Calabrò:prevenire e curare le malattie cardiovascolari 

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Il professore Paolo Calabrò, cardiologo, Direttore del Dipartimento Cardiovascolare e della Cardiologia della Direzione Universitaria A.O.R.N. Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta e Professore Ordinario di Cardiologia dell’Università “Luigi Vanvitelli” di Napoli, Dipartimento di scienze mediche traslazionali, svolge un’intensa attività clinica e scientifica con una grande attenzione al benessere del paziente. 

Professore oltre ad essere in prima linea in corsia è molto attivo con la ricerca può anticiparci quali studi sta effettuando?

Con il mio gruppo di ricerca abbiamo molti studi in corso presso la nostra Unità Operativa di Cardiologia e speriamo che i risultati possano essere presto disponibili ed implementati in pratica clinica per poter migliorare il trattamento dei nostri pazienti.

Alcuni studi sono rivolti all’utilizzo di nuovi farmaci anticoagulanti, gli inibitori del fattore XI, nella prevenzione dell’ictus ischemico in pazienti con fibrillazione atriale

Sempre nell’ambito della terapia antitrombotica, stiamo effettuando studi per valutare la migliore terapia anti-piastrinica dopo angioplastica coronarica, in aggiunta o in alternativa allo standard attuale rappresentato dall’aspirina. Altri studi sono rivolti alla sperimentazione di nuovi farmaci ipolipemizzanti in pazienti con ipercolesterolemia familiare, che sfruttano meccanismi innovativi rispetto a quelli attualmente disponibili e che potrebbero essere utilizzati nel prossimo futuro nella pratica clinica. 

Infine, stiamo portando avanti uno studio per valutare l’efficacia di terapie antiossidanti in pazienti con infarto del miocardio, con l’obiettivo di ridurre il cosiddetto “danno da riperfusione”. 

Professore lei dirige un ambulatorio dedicato alla diagnosi ed al trattamento delle dislipidemie quali comportamenti adottare per ridurre il rischio cardiovascolare?

Le dislipidemie sono delle condizioni caratterizzate da un aumento dei livelli plasmatici di colesterolo, di trigliceridi, o di entrambi. La più importante causa secondaria di dislipidemie è uno stile di vita sedentario associato a una dieta non salutare e un eccessivo apporto calorico, ma anche altri fattori possono contribuire ad alterare il metabolismo lipidico, come il diabete mellito, la malattia renale cronica e l’abuso di alcol. La presenza di dislipidemia, ed in particolare di ipercolesterolemia con l’aumento dei livelli di colesterolo LDL, rappresenta non solo un fattore di rischio ma un vero e proprio fattore “causale” delle malattie cardiovascolari. È quindi fondamentale seguire uno stile di vita sano, che includa attività fisica regolare e una dieta alimentare corretta (dieta mediterranea). Quando i livelli di LDL rimangono elevati è necessario ricorrere all’utilizzo di terapie farmacologiche per abbattere il rischio cardiovascolare. 

Tante le malattie cardiologiche cosa si può fare per prevenirle?

Fare prevenzione è sicuramente importante per proteggere il nostro sistema cardiovascolare. Nella maggior parte dei casi, infatti, le malattie cardiovascolari sono patologie a carattere progressivo e non reversibile: una volta che si è verificato un evento cardiovascolare (ad esempio, un infarto del miocardio) è possibile utilizzare delle terapie per “limitare” i danni al nostro cuore, ma non è più possibile tornare indietro. Quindi, soprattutto in cardiologia, “prevenire è meglio che curare”. In tale contesto, eseguire una visita cardiologica prima della comparsa di sintomi suggestivi di una patologia cardiovascolare è importante per poter controllare il nostro stato di salute e per proteggere il nostro sistema cardiovascolare attraverso strategie di prevenzione cosiddetta “primaria” (prima, cioè, che dell’insorgenza di una patologia cardiologica). Non esiste una fascia di età al di sotto della quale si può escludere con certezza la presenza di dislipidemia o di malattie dell’apparato cardiovascolare, soprattutto in presenza di familiarità per la comparsa precoce di tali condizioni. Presso la nostra Unità Operativa di Cardiologia, ci occupiamo anche di patologie metaboliche e cardiovascolari su base genetica che spesso interessano anche soggetti giovani o addirittura bambini e adolescenti. 

Farmaci tradizionali e innovativi, integratori, quanto possono aiutare il nostro cuore?

Abbiamo a disposizione numerosi farmaci per il trattamento delle dislipidemie che ci consentono di disegnare terapie personalizzate, sulla base del profilo di rischio e dei target di colesterolo LDL da raggiungere in ciascun paziente. È importante sottolineare come non esistano valori di colesterolo “normali” per tutti: gli stessi livelli di colesterolo LDL possono essere ottimali in un soggetto sano ma eccessivamente alti per un soggetto che ha una malattia cardiovascolare nota (come un infarto del miocardio). Tanto premesso in alcuni soggetti che non hanno una storia di malattia cardiovascolare e che hanno livelli di colesterolo LDL solo di poco elevati rispetto al proprio target, è possibile utilizzare degli integratori che, associati ad un corretto stile di vita, favoriscono la riduzione del colesterolo. Al contrario, in pazienti con malattia cardiovascolare nota e/o livelli di colesterolo particolarmente elevati è necessario utilizzare dei farmaci, spesso in associazione. Tra questi, abbiamo sicuramente le statine, che rappresentano uno dei pilastri del trattamento dei pazienti con dislipidemia e che consentono di ridurre i livelli di LDL ed il rischio cardiovascolare. Inoltre, negli ultimi anni sono stati introdotti nella pratica clinica dei nuovi farmaci molto potenti, gli inibitori di PCSK9, che hanno un’altissima efficacia ipolipemizzante e che possono essere somministrati anche una sola volta ogni 6 mesi, favorendo così l’aderenza al trattamento. Un altro farmaco di recente utilizzo in pratica clinica è l’acido bempedoico, molecola particolarmente interessante perché è ben tollerata nei pazienti che presentano una scarsa tolleranza alle statine. 

Qual è la sua posizione in merito alla carta rischio d’infarto ed il test Salute Cuore?

In cardiologia, esistono molti strumenti (test, carte del rischio, algoritmi, etc.) sviluppati per predire il rischio di eventi cardiovascolari. Questi strumenti riescono, con un’accuratezza variabile, a valutare la probabilità che un soggetto con determinate caratteristiche cliniche (ad esempio, età, sesso, BMI) e fattori di rischio (ad esempio, ipertensione, diabete mellito) possa sviluppare un evento cardiovascolare. In particolare, la “carta del rischio cardiovascolare” serve a stimare la probabilità di andare incontro ad un primo evento cardiovascolare maggiore (infarto del miocardio o ictus) nei 10 anni successivi, conoscendo il valore di sei variabili: sesso, diabete, abitudine al fumo, età, pressione arteriosa sistolica, e colesterolemia. In modo simile, il “Test Salute Cuore” valuta lo stato di salute cardiovascolare sulla base di alcune semplici domande in merito all’abitudine al fumo, all’attività fisica, all’alimentazione, al peso corporeo, etc. Questi test sono potenzialmente utili per una valutazione “generale” dello stato di salute cardiovascolare ma devono essere sempre discussi con il proprio cardiologo per poter interpretare in modo corretto i risultati e stabilire le migliori strategie di trattamento