“Stereopsi” è il termine che definisce la capacità di vedere in 3D. Ma cosa significa esattamente vedere in tridimensionale?
Non tutte le persone percepiscono il 3D, poiché è necessario avere due occhi con una visione simile, utilizzati simultaneamente.
Le persone con strabismo, ad esempio, utilizzano un occhio alla volta, il che porta a una visione del mondo diversa rispetto alla maggior parte della popolazione.
Esistono vari test per misurare il grado di collaborazione tra i due occhi e la percezione della stereopsi. Uno dei più comuni, utilizzato anche dai pediatri, è la cartolina di Lang. Questa cartolina presenta una serie di triangoli che offrono due immagini leggermente diverse a ciascun occhio. Se entrambi gli occhi vengono utilizzati insieme, il cervello fonde le due immagini provenienti da ciascun occhio, facendole apparire tridimensionali.
Al contrario, se si utilizza un occhio alla volta, il cervello non riesce a fondere le immagini e non percepisce alcuna tridimensionalità.
A questo punto, potreste pensare: “Basta correggere lo strabismo con un intervento e vedremo tutto in 3D!”
Ma la realtà è più complessa. Il cervello impara a fondere le immagini durante le prime fasi della vita, mentre gli interventi chirurgici per lo strabismo generalmente possono essere eseguiti solo in un secondo momento.
A cosa serve vedere in tridimensionale?
La percezione 3D ci consente di riconoscere le profondità, i rilievi e di stimare mentalmente le distanze. È utile per orientarsi negli spazi e, ad esempio, per mantenere la giusta distanza dall’auto che ci precede durante la guida o mantenerci ben centrati in carreggiata.
È importante notare che chi non ha stereopsi vive comunque una vita assolutamente normale. Queste persone sviluppano meccanismi di compensazione che non faranno mai percepire loro la necessità di averla.
In sintesi, la stereopsi è un aspetto affascinante della nostra visione che influenza il modo con cui percepiamo il mondo, ma la vita può essere pienamente vissuta anche senza di essa.
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