È opinione diffusa che ciascuno di noi debba bere almeno 2 litri di acqua al giorno per mantenere una giusta idratazione e contribuire alla salute renale.
Ma questo consiglio può davvero applicarsi a tutti?
È difficile che in medicina ci sia una regola universale perciò in questo articolo analizziamo i miti e le verità sull’idratazione e il ruolo dei reni nel mantenimento dell’equilibrio idrico.
I reni regolano l’acqua nel nostro organismo
Una delle (tante) funzioni dei reni è quella di regolare, in base alle esigenze dell’organismo in quel momento, la quantità di acqua nel nostro corpo insieme a quella degli elettroliti (sodio, potassio, calcio ecc).
Per svolgere questa funzione essenziale e così delicata i reni contano su circa un milione di piccolissimi setacci, chiamati nefroni.
Il sangue entra all’interno di queste minuscole unità e viene filtrato, come se appunto passasse all’interno di un setaccio; ciò che esce alla fine è l’urina, che contiene gli elettroliti e l’acqua da eliminare (insieme ad altri prodotti di scarto dell’organismo).
Bere 2 litri al giorno: verità o mito?
Il nostro corpo è composto per circa il 65% da acqua, per cui mantenere una corretta idratazione è importante per lo svolgimento delle sue funzioni, tra cui anche quelle dei reni stessi.
Infatti una grave disidratazione determina una riduzione della quantità di sangue che giunge ai reni, compromettendone la normale funzione.
Ma il consiglio diffuso di bere 2 litri di acqua al giorno è giusto? In realtà in parte.
Ci sono infatti diversi fattori da tenere in considerazione.
- Età: il fabbisogno di acqua cresce con la crescita, diventando massimo in età adulta, diminuendo poi leggermente in vecchiaia.
- Sesso: i maschi hanno un fabbisogno maggiore delle femmine
- Peso: maggiore è il peso maggiore è la necessità di acqua
- Attività fisica: è necessario aumentare il quantitativo di liquidi ingeriti in caso si faccia sport o attività che comporti del movimento
- Temperatura: le alte temperature determinano un aumento della sudorazione per cui è necessario bere di più per reintegrare i liquidi persi
In linea generale l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) raccomanda un’assunzione di circa 2 litri per le donne e 2,5 litri per gli uomini, includendo anche l’acqua contenuta negli alimenti. Anche l’OMS suggerisce un’assunzione di circa 2 litri al giorno per gli adulti, ma sempre in relazione ai fattori suddetti prima.
La cosa migliore sarebbe regolare la quantità di acqua in base al peso corporeo, calcolando circa 30-40 ml per kg di peso.
Bere di più significa reni più sani?
In individui sani bere di più non apporta nessun beneficio, anzi a volte può risultare dannoso, generando per esempio iponatremia, una condizione in cui la concentrazione del sodio nel sangue si abbassa eccessivamente.
Nei soggetti sani ci si può anche regolare bevendo in base al proprio senso di sete (che non vale però negli anziani e nei neonati). Ma queste indicazioni valgono sempre?
Bere 2 litri vale per tutti?
No. Oltre a tenere conto dei fattori come sesso ed età, è importantissimo considerare lo stato di salute.
Prime fra tutti vanno considerate proprio le malattie renali.
Quando la funzione dei reni si riduce in seguito ad un danno, la capacità di regolare l’acqua e gli elettroliti diminuisce.
Chi è affetto da insufficienza renale (che può essere di vari gradi) ha quindi una diminuzione della produzione di urina che comporta accumulo di sostanze di scarto e acqua; in questi casi si deve perciò limitare l’assunzione di acqua per evitare un eccessivo accumulo, che di solito si manifesta con gonfiore, soprattutto a caviglie e gambe.
Lo stesso vale per chi è affetto da alcune patologie renali chiamate nefrosi.
Anche le persone affette da insufficienza (o scompenso) cardiaca devono ridurre la quantità di acqua assunta nella giornata.
Ci sono poi condizioni patologiche transitorie in cui invece è necessario bere di più per reintegrare i liquidi persi, per esempio gli stati febbrili o le patologie gastroenteriche che comportano vomito e/o diarrea.
In alcune condizioni è sempre necessario bere di più, come per esempio le calcolosi renali.
In tutti questi casi è necessario che il quantitativo di liquidi da ingerire durante la giornata sia attentamente rivisto con il proprio medico.
Come capire se si è ben idratati?
Ci sono alcuni segnali utili.
Il colore delle urine: giallo chiaro è segno di una buona idratazione, giallo molto scuro può significare una scarsa idratazione.
Anche una sensazione di secchezza delle fauci e una pelle molto secca possono essere indici di una idratazione non adeguata.
Sì ma quale acqua devo bere?
Negli ultimi anni intorno all’acqua si è sviluppato un vero business (pensiamo solo all’acqua che ci fa fare plin plin, ma tutte fanno questo effetto!!), che porta spesso le persone a chiedersi se ci sono tipi particolari di acqua che fanno più bene di altri.
La realtà è che, tra le acque minerali presenti in commercio, non ci sono differenze che comportino benefici particolari ai reni.
Anche l’acqua del rubinetto, se è garantito che sia un’acqua microbiologicamente pura e potabile, può essere bevuta con tranquillità anche da persone che soffrono di calcolosi renale.
Non ci sono infatti evidenze scientifiche rilevanti a supporto dell’idea che le cosiddette “acque dure” (con elevato residuo fisso) o le acque particolarmente ricche di calcio contribuiscano alla formazione di calcoli renali. Anzi i pochi studi epidemiologici svolti in questo campo sembrano smentire questo timore, perché i sali di calcio possono contribuire a ridurre l’assorbimento degli ossalati presenti nella dieta.
L’idratazione è fondamentale, ma la quantità ideale varia da persona a persona. Niente regole universali: ascoltare il proprio corpo e, in caso di dubbi, consultare un medico è sempre la scelta migliore.
Dott.ssa Diletta Di Marcello – Medico con specializzazione in Nefrologia e formazione in Medicina Generale. Dopo la pratica clinica ho scelto di occuparmi di divulgazione scientifica con l’obiettivo di rendere la medicina comprensibile a tutti. Scrivo di salute e prevenzione con approccio chiaro e basato sulle evidenze.