L'Esperto Risponde

Intervista alla Dott.ssa Lutgarda Bozzetto

Parliamo di diabete

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Ludgarda Bozzetto

Dirigente medico in Diabetologia

Dirigente medico presso l’UOC di Diabetologia dell’AOU Federico II e ricercatore e docente in Scienze Tecniche Dietetiche Applicate c/o il Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia e nei corsi di laurea in Dietistica e Nutrizione Umana dell’Università Federico II. La sua attività di ricerca si indirizza soprattutto allo studio degli effetti metabolici delle modifiche dello stile di vita nel diabete tipo 2. Dal punto di vista clinico è esperta nell’impiego delle nuove tecnologie (microinfusori di insulina, monitoraggio in continuo della glicemia) e dell’educazione terapeutica e nutrizionale per la cura del diabete tipo 1, soprattutto in giovani adulti.

Cos’è il diabete?

Il diabete è una malattia cronica caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia) ed è dovuta al “malfunzionamento” e/o alla riduzione della produzione di insulina da parte del pancreas. L’insulina è l’ormone che consente al glucosio l’ingresso nelle cellule e il suo conseguente utilizzo come fonte energetica. Quando questo meccanismo è alterato, il glucosio si accumula nel circolo sanguigno. 

Esistono diverse forme di diabete?

Il diabete tipo 2 rappresenta circa il 90% dei casi di diabete. In genere, si manifesta dopo i 40 anni e può non essere diagnosticato per molti anni in quanto l’iperglicemia si sviluppa gradualmente e inizialmente non è associata ai classici sintomi del diabete, quali la poliuria (aumento del volume delle urine), la sete e la perdita di peso. Solitamente la diagnosi avviene casualmente o in concomitanza con una situazione di stress fisico, quali infezioni o interventi chirurgici. Data l’insorgenza insidiosa, spesso sono già presenti alla diagnosi le complicanze del diabete che possono coinvolgere il cuore, i vasi delle gambe, i nervi, gli occhi ed i reni.

Il diabete tipo 1 riguarda, in Italia, circa il 2-3% delle persone con diabete e insorge perlopiù nell’infanzia o nell’adolescenza. L’insorgenza della malattia è in genere rapida e si manifesta con sintomi marcati, talvolta gravi come il coma chetoacidosico, quando non diagnosticato in tempo. Gli adulti possono essere colpiti da una forma particolare di diabete tipo 1, detto LADA: Late Autommune Diabetes in Adults, il cui esordio è meno drammatico di quello che si verifica nei bambini e negli adolescenti, per cui se si manifesta in persone con obesità può essere erroneamente classificato come diabete tipo 2.  

Il diabete gestazionale si diagnostica in ogni situazione in cui si misura un elevato livello di glucosio circolante per la prima volta in gravidanza. Questa condizione si verifica nel 4% circa delle gravidanze.

Vi è infine il diabete secondario ad altre patologie o all’assunzione di farmaci.

Che impatto ha il diabete nella vita quotidiana?

L’impatto sulla vita quotidiana dipende molto dal tipo di diabete, dalla terapia svolta, dal livello di compenso e dalla presenza delle complicanze.

Il diabete tipo 2, per esempio, quando è ben compensato ed è trattato solo con la dieta o farmaci ipoglicemizzanti orali impatta relativamente sulla qualità della vita. Non è così quando è scompensato o vi sono complicanze.

Il diabete tipo 1, invece, è sempre difficile da gestire perché richiede la terapia insulinica quotidiana e spesso si associa ad una ridotta qualità della vita.

I pazienti con diabete possono comunque svolgere una vita del tutto normale e svolgere qualsiasi tipo di attività. Molti pazienti con diabete ricoprono ruoli di responsabilità in ogni ambito della vita sociale e pubblica. Anche atleti a livello agonistico sono affetti da diabete.

Esistono dei fattori di rischio?

I principali fattori di rischio per lo sviluppo del diabete tipo 2 sono la sedentarietà, l’alimentazione scorretta ed il sovrappeso e l’obesità che ne conseguono. Il rischio aumenta comunque con l’età e la familiarità. Circa il 40% dei pazienti con diabete di tipo 2 ha parenti di primo grado (genitori, fratelli) affetti dalla stessa malattia.

I fattori di rischio per il diabete tipo 1 non sono completamente noti. Tuttavia, è possibile identificare una “predisposizione alla malattia” valutando la presenza di alcune caratteristiche di geni che interessano la risposta immunitaria.

Quali sono le cure per il diabete?

La componente più importante della terapia del diabete tipo 2 è la riduzione del peso corporeo attraverso la modifica dello stile di vita. Uno studio recente ha dimostrato che in persone sovrappeso/obese la perdita di 15 kg di peso può determinare la remissione del diabete. Esistono tuttavia moltissimi farmaci che agiscono migliorando il funzionamento dell’insulina e stimolando il pancreas a produrre più insulina. Alcuni farmaci di ultima generazione facilitano anche la perdita di peso o favoriscono l’eliminazione del glucosio in eccesso attraverso le urine.

L’unica terapia possibile per il diabete tipo 1 è l’insulina. L’insulina deve essere somministrata più volte al giorno attraverso multiple iniezioni sottocutanee ed è indispensabile per la sopravvivenza. Oggi esistono terapie avanzate che mimano le funzioni fisiologiche del pancreas. Si tratta dei pancreas artificiali ibridi. Questi sono costituiti da una pompa tascabile di insulina che infonde continuamente insulina nelle 24 ore, un sensore sottocutaneo che misura la glicemia in maniera continua ed un algoritmo di controllo che mette in comunicazione i due sistemi consentendo una somministrazione di insulina adeguata minuto per minuto alle necessità del momento. 

Possiamo parlare di prevenzione?

Per quanto riguarda il diabete tipo 2, non solo la prevenzione è possibile e necessaria ma sarebbe anche semplice. “Basterebbe” prevenire il sovrappeso seguendo uno stile di vita sano con abitudini alimentari frugali che prediligano il consumo di alimenti a basso indice glicemico e ricchi in fibre (es. legumi), dell’olio extravergine d’oliva, pesce, frutta e verdura e con lo svolgimento di attività fisica regolare.

Per il diabete tipo 1 non esistono, purtroppo, strategie efficaci di prevenzione.

Aspetti della vita quotidiana (come sport, alimentazione ecc) possono avere impatto sulla malattia?  E in che modo?

Un’alimentazione sana e l’attività fisica svolgono un ruolo importantissimo nel ridurre i livelli di glicemia nel diabete tipo 2.

L’alimentazione e l’attività fisica sono i principali fattori che influenzano il compenso glicemico nei pazienti con diabete tipo 1. La dose di insulina da praticare ai pasti dipende, infatti, essenzialmente dal tipo di pasto che si consuma, ed in particolare dalla quantità di carboidrati in esso contenuti. L’attività fisica richiede un attento adeguamento delle dosi di insulina per il rischio di ipoglicemia ad essa connessa.

Mi può raccontare un caso clinico con risvolti positivi?

Uno dei casi più soddisfacenti è stato quello di un ragazzone di 44 anni di età, 120 kg di peso e 170 cm di altezza che si è presentato in ambulatorio inviato dal medico di base perché ad un controllo casuale della glicemia a digiuno era stato riscontrato un valore di 262 mg/dl.

Per il riscontro successivo di valori glicemici costantemente alti durante tutto l’arco della giornata, è stato necessario iniziare subito una terapia insulinica con 4 somministrazioni sottocutanee al giorno insieme a dieta ed esercizio fisico.

Il paziente ha compreso l’importanza di modificare il suo stile di vita e con tanta buona volontà nell’arco di 1 anno è riuscito a perdere 13 kg! Grazie a questo splendido risultato abbiamo ridotto gradualmente le dosi di insulina fino ad ottenere un ottimo compenso glicemico senza la necessità di utilizzare nessun tipo di farmaco.