Psicologia

Fibromialgia: l’aspetto psicologico

Il ruolo delle emozioni nel dolore cronico

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La fibromialgia è una condizione medica caratterizzata da un dolore costante diffuso che colpisce l’apparato muscolo scheletrico.

È una sindrome molto complessa poiché è caratterizzata dal dolore fisico ma anche dal dolore emotivo. Esiste uno stretto legame tra sfera fisica e psicologica, evidente dai miglioramenti che si hanno con l’uso di antidepressivi e psicoterapia.

Spesso si riscontrano stati depressivi, ansia, affaticamento, disturbi del sonno, stress emotivo, difficoltà a concentrarsi, bassa autostima legata ad un senso di inefficienza e disprezzo di sé stessi.

Nella condizione di fibromialgia una delle modalità che si attiva maggiormente è quella della ruminazione rabbiosa, una gestione non funzionale delle emozioni. Il paziente pensa, ripensa, rimugina, immagina, rivive e ripete un evento vissuto in maniera rabbiosa. Questo fa sì che le emozioni negative aumentino e si amplificano, sperimentando emozioni e pensieri sempre più catastrofici. Questi meccanismi emotivi sono associati ad un peggioramento dei sintomi.

Risulta, quindi, fondamentale una buona regolazione e gestione delle emozioni!

Altro elemento riscontrato spesso è la percezione di essere rifiutati, disapprovati e non compresi da amici, parenti, operatori sanitari e società in generale. Ciò, associato al dolore fisico, implica una diminuzione delle attività quotidiane e difficoltà relazionali.

La persona che soffre di fibromialgia si identifica come un ostacolo per sé e per gli altri; vive una sorta di scissione tra sé e il proprio corpo, tra la sua volontà e i limiti imposti dalla propria corporeità. La conseguenza è una chiusura verso il mondo esterno e una propensione all’isolamento.

Il corpo è uno strumento di comunicazione, di relazione nonché un modo per stare al mondo. Nei casi di fibromialgia il corpo è ferito, vulnerato e malato.

In una lettura psicologica, il fibromialgico è una persona che possiamo definire psicosomatica, i fattori emozionali si “convertono”, si trasformano, in infiammazioni somatiche.

Dall’anamnesi psicologica remota, in molti casi, si riscontrano situazioni conflittuali mai veramente superate. Vi è una costante rabbia, raramente espressa in maniera costruttiva, il più delle volte si ritira, si congela, si irrigidisce, altre volte esplode in maniera incontrollata. Si evidenzia anche una costante situazione di allerta, apprensione e ipercontrollo. Il fibromialgico utilizza numerose energie nella gestione della quotidianità, per dimostrarsi all’altezza, preoccupato di non farcela. La stanchezza che avverte, quindi, non è solo somatica ma anche psicologica.

In questa visione complessa della fibromialgia, seguire un percorso di psicoterapia potrebbe essere di grande aiuto.

In primis, per sviluppare l’autoefficacia del paziente ovvero la percezione di poter gestire i sintomi attraverso strategie fisiche e mentali. In particolare, attraverso l’acquisizione di alcune tecniche corporee di rilassamento e respirazione da utilizzare nei momenti di crisi. Inoltre, il paziente “impara” a gestire e a modulare emozioni, convinzioni e giudizi negativi legati ad esso, attraverso anche l’acquisizione di strategie di coping, di problem solving e di comportamenti più funzionali e adattivi. Il lavoro di psicoterapia, inoltre, permette di elaborare e superare situazioni complesse e dolorose del passato, fino a quel momento espresse attraverso il corpo.