Psicologia

Lombalgia ed emozioni

Il ruolo dell’elaborazione emotiva nelle malattie croniche.

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Dott.ssa Gabriella De Simone

Psicologa e Psicoterapeuta

Psicologa e Psicoterapeuta Sistemico Relazionale. Da diversi anni si occupa di difficoltà legate al corpo e all'alimentazione. Inoltre, ha maturato diversi anni di lavoro nell'area LGBTQ+ e, in più generale, nello sviluppo dell'identità sessualità. Esperienza sviluppata per tanti anni presso l'Università Federico II di Napoli attraverso l'attività clinica e la ricerca scientifica. Da molti anni si dedica al lavoro clinico, vis a vis e online, con individui, coppie e famiglie.

La lombalgia è una malattia estremamente diffusa che colpisce sia uomini che donne. Si tratta di un dolore che parte dalla schiena, può interessare la natica, fino ad arrivare alla coscia, alla gamba e al piede. Nella maggior parte dei casi colpisce un solo lato, ma in quelli più gravi può coinvolgere entrambi i lati.
La sciatica, così come altre patologie fisiche, possono essere croniche: accompagnano il soggetto durante le giornate, con dolori più o meno forti.


Fare i conti con il dolore fisico costante non è assolutamente facile! Molto spesso la persona sente di non essere più come prima, rimpiangendo i tempi passati. Può succedere che resti bloccata nel dolore, perdendo interessi, manifestando difficoltà a concentrarsi, stanchezza e irritabilità. In questi casi, spesso, i pensieri si susseguono gli uni gli altri senza portare a nessuna soluzione concreta; la nostra mente, cioè, adotta uno stile di pensiero circolare, definito anche ruminazione. Il dolore, quindi, possiamo definirlo uno stato d’animo che racchiude in sé un’esperienza emotiva negativa legata a stati di sofferenza, infelicità, malumore, lutto, frustrazione, angoscia ecc. Numerose ricerche scientifiche (Angstman K. B. Et al., John C. Licciardone J. C. et al.) dimostrano l’associazione tra depressione e dolore lombare cronico, così come l’aumento del numero di visite ambulatoriali nei mesi successivi la diagnosi. È evidente anche come la sciatalgia si connessa a fattori psicologici come ansia, paura, evitamento, catastrofismo e depressione. Nei soggetti che ne soffrono emerge esperienza emotiva povera, emozioni non regolamentate e non elaborate, nonché repressione; parliamo di un’elaborazione emotiva disfunzionale.


Possiamo, quindi, affermare come il modo in cui si vivono le emozioni, si regolano e si elaborano influisce sul benessere della persona, sulla percezione del dolore fisico ed in generale sul modo in cui si affronta una malattia. Le emozioni sono una componente essenziale della vita quotidiana di tutti noi e possono essere funzionali, permettendoci un buon adattamento alla realtà, o disfunzionali. Vivere le emozioni in modo funzionale significa imparare a gestirle attraverso il processo di autoregolazione, cioè la capacità di gestire e mediare le risposte emotive avverse e di fronteggiare l’emozione che si sta provando in modo amplificato senza ricadere in stimoli esterni (esempi: cibo, farmaci, sostanze ecc.).


Vivere le emozioni in maniera disfunzionale, al contrario, significa negarle, allontanarle o attivare degli automatismi mentali che, se pur sono utili per attenuare le emozioni negative, rallentano o bloccano l’elaborazione delle stesse. Degli esempi possono essere: solitudine, crisi di pianto continue, sonnolenza, ruminazione di pensieri, inattività ecc.

L’elaborazione emotiva, l’autoregolazione delle emozioni, una buona intelligenza emotiva sono degli elementi che migliorano la qualità di vita del soggetto che soffre di lombalgia. Ma come si può fare ciò? Esistono delle strategie che possiamo attuare nella vita quotidiana e che ci permettono di implementare tali competenze. Nel caso in cui questo non fosse possibile, vale la pena contattare un professionista psicoterapeuta che attraverso il percorso permetterà di sperimentare e implementare tali skills.

Dare un nome alle emozioni

Nominare le emozioni in modo accurato aiuta ad alleviare il dolore emotivo, poiché l’espressione ricca e articolata dei sentimenti lenisce la sofferenza. In psicoterapia, molti terapeuti raccomandano ai loro pazienti/clienti di scrivere e di mettere in parole ciò che accade, ciò che provano, ciò che pensano in quel momento in cui sentono di essere invasi dall’emozione.

Lavorare sui pensieri negativi

Steven Sultanoff sostiene che uno dei fattori che più intensifica il dolore emotivo sono il susseguirsi di pensieri negativi che di solito lo accompagnano: “Niente ha senso, non sarò mai più felice” “Tutto andrà male”, ecc. Tutti questi pensieri alimentano il dolore emotivo e riducono la possibilità di gestirlo correttamente. È importante, quindi, individuare queste riflessioni negative e rivalutarle per trasformarle in convinzioni più realistiche : “È normale che mi senta triste per la ragione ‘x’” “Ora mi sento così perché…”. In questo modo l’emozione diventa più protagonista, permettendo di non sabotare tutti i piani.

Accogliere l’emozione ed il dolore

Accogliamo il nostro dolore psicologico con gentilezza, come potremmo fare con una persona cara che sta soffrendo. È importante dare a noi stessi uno spazio ed un tempo circoscritti per sperimentare quell’emozione, considerando che pian piano si attenuerà. Le emozioni sono come le onde, arrivano con impatto, sono alte e potenti ma man mano diventano più piccole e più diradate.

Condividere le emozioni

Parlare con gli altri delle emozioni che si provano è un aiuto nell’rielaborazione cognitiva delle sensazioni provate, nonché aiuta a prenderne distacco attraverso la ripetuta condivisione.

Restare nel presente

Se siamo inondati dalle emozioni, fermiamoci, restiamo nel momento presente. Proviamo a connetterci con noi stessi sperimentando ciò che vediamo, sentiamo e tocchiamo intorno a noi.

Attivarci con delle azioni

È molto importante concentrarsi e fare piccole azioni mai fatte prima; seppur piccolissime possono creare dei movimenti verso il cambiamento. Ovviamente il presupposto è accettare l’emozione che si prova: sono arrabbiato poiché il dolore non mi permette di andare alla festa di laurea di mia nipote, accetto ciò e invito lei a casa per farle gli auguri e condividere la sua felicità.

Questi sono alcuni piccoli consigli per lavorare e accogliere le emozioni. Ciò risulta sempre estremamente importante ma, quando si convive con una malattia fisica cronica, sembra essere necessario. Non è sempre un lavoro semplice, ma sicuramente possibile. Metterlo in atto può portare grandi benefici!

La dottoressa racconta: la storia di Ginevra

Ginevra è una donna di 47 anni che giunge da me perché è “stanca della vita”. Emergono subito pensieri tristi e negativi. La donna trascorre la maggior parte del suo tempo a casa. Fa dei piccoli lavori di grafica, sempre al pc, si dedica alla casa e alla famiglia. Nel racconto emerge che dà sei anni soffre di sciatica, ogni tre mesi vive episodi acuti e nel resto del tempo un dolore costante. Da diversi anni ha abbandonato lo sport che faceva, nonché una sua passione, la danza del ventre. Sembra non essere circondata da una folta rete sociale. Il lavoro con Ginevra è stato di esplorazione del passato ma soprattutto di accettazione del presente. Abbiamo esplorato e conosciuto le emozioni che la donna provava o, in molti casi, zittiva con delle abbuffate di cibo. Questo stile di vita ha peggiorato sempre più la sua situazione di salute e la qualità della vita. Durante questo percorso si è di nuovo appropriata delle sue emozioni e anche di alcuni spazi di cura e relax per lei. Ha iniziato lo yoga, attività che ha scoperto di amare e a iniziato ad accettare l’invito a bere un caffè con le amiche. La sua percezione del dolore sembra esser migliorata, probabilmente perché si è liberata dalla gabbia in cui si sentiva chiusa.

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